6/28/2013

Il mainstream pop-rock degli anni dieci

Stiamo attraversando un periodo di sovrainformazione e di long tail estremizzata, in cui non solo pare prendere forma la famosa espressione Warholiana "15 minutes of fame", ma si ha l'impressione che sia tutto effimero, quasi impalpabile e di difficile sintesi in una futura storicizzazione.

Web dominante ediffusione del social & streaming (prevista in sede di tesi di laurea). Segmentazione capillare e nicchie che diventano sempre meno nicchie. Mainstream e "indie" che tendono ad avvicinarsi, decustruzione della vecchia popstar in ottica 2.0. Crossover stilistico totale, nuovi sottogeneri e nuovi movimenti retromaniaci di revivalismo modernizzato.

Tutto molto bello, poi vai a vedere come stanno le cose viste dall'alto e ti rendi conto che, è vero che gli ex-cult acts degli anni zero (National, Beach House, M83, Fleet Foxes ecc..) raggiungono platee sempre più grandi, ma che - ancora oggi - continua ad esserci un grande divario in termini di vendite e successo di massa tra chi riceve un importante appoggio dai media tradizionali (TV e Radio... vedi Lana Del Rey) e chi no. In Italia ad esempio il rap nostrano (ne parlavo in un post un paio di anni fa) ha prima fatto il botto su Youtube e sui forum&blog dedicati, ma solo quando televisioni e radio hanno iniziato a supportare (chi più e chi meno) il fenomeno, quest'ultimo ha effettuato il classico breakthrough definitivo.

Cerchiamo di analizzare quello che sta accadendo in questi anni dieci nel pop-rock mainstream, escludendo proposte tipicamente pop, solo acts o le nuove derive electro, concentrandoci quindi sull'immaginario più tipico della rock band.

Cosa è successo dall'inizio del nuovo decennio? I vecchi dinosauri (che ormai sono quelli che hanno iniziato negli eighties), nonostante non riescano più a fare cifre enormi, continuano a vendere discretamente grazie alle fanbase. I nuovi stadium gods usciti dagli anni zero (Muse e Coldplay) continuano a banchettare allegramente con i soldi di fan incapaci di accettare le ultime evidenti debacle artistiche (vedi il pessimo The 2nd Law). Qualcuno che dopo anni di gavettà è arrivato in cima (Black Keys) e poi ci sono le reunion dei "grandi ritorni" dopo anni, se non decenni, di assenza dalle scene.

Il nuovo dov'è? Il nuovo c'è, eccome se c'è. Purtroppo la parte più interessante e più originale fatica ad uscire dal circuito da webzine e dei music nerd (a parte rare e sempre benvenute eccezioni) mentre ai piani alti abbiamo nuovi progetti nati pronti per le classifiche.

A livello stilistico non c'è dubbio che l'indie della seconda metà degli anni zero (Fleet Foxes, Arcade Fire, Bon Iver ecc...) abbia in qualche modo plasmato il sound del mainstream pop-rock anni dieci. Un traditional meets indie perfettamente impersonato dai milionari Mumford & Sons e il quale crocevia è probabilmente rintracciabile nella Home targata Edward Sharpe & The Magnetic Zeros.

Spensieratezza, approccio hip, melodia e catchiness da spot televisivo. Il folk che nella sua variante happy-pop diventa la perfetta formula money maker. Basta un singolo vincente ed il gioco è fatto.

Prima è stato il turno di Little Talks degli Of Monsters and Men che ha lanciato il debutto My Head is an Animal , poi di Ho Hey dei Lumineers, vero e proprio tormentone dell'inverno passato (nonostante l'album The Lumineers fosse uscito mesi prima). Due dei brani di maggior successo a livello internazionale degli ultimi dodici mesi (e pian piano sta arrivando, sempre un po' a scoppio ritardato pure Let Her Go di Passenger e occhio anche a San Francisco dei The Mowgli's).

A completare la triade del "ve l'avevo detto" ci sono gli Imagine Dragons. Contesto differente (nonostante qualche astuto giochetto folkish) ma altro album (Night Vision) da oltre 1 milione e mezzo di copie vendute. Il loro colpo grosso si chiama Radioactive. Ai tempi dell'EP Continued Silence scrivevo "Radioactive. Nonostante non sia ancora un singolo, qui il livello di paraculaggine raggiunge livelli assoluti: trenta secondi di chitarrine e cori bucolici prima del drop simil fake-dubstep a coordinare la strofa, vera e propria apripista all'anthemico chorus futurista" e ancora "Ad inizio settembre uscirà l'album di debutto Night Visions e la probabilità che faccia il botto - specialmente se la sopracitata Radioactive sarà inclusa e lanciata a dovere - è altissima". Quasi un anno dopo il brano in questione sta spopolando un po' ovunque.

Il dominio folk-pop sta forse terminando? L'approccio tipicamente pop-rock e sfacciatemente degli Imagine Dragons e dei Bastille di Bad Blood ha deviato verso un'altra direzione l'occhio del main$tream? Cosa ci aspetterà nei prossimi mesi? Grande instabilità e varietà di soluzioni. Tra i possibili vincitori potrebbero esserci i The Neighbourhood di I Love You, i Capital Cities di In a Tidal Wave of Mystery, i 1975 al debutto lungo dopo una serie di EP (Sex EP), gli Atlas Genius di When It Was Now, gli Youngblood Hawke di Wake Up, i Gypsy & The Cat di Late Blue dopo che la loro Bloom è finita in uno spot tv e, da questa parte dell'oceano i Kodaline di In a Perfect World i quali si sono complicati la vita con un disco noioso e insipido. Proposte senza troppi spunti d'interesse... o la va o la spacca. Tutto è possibile, sia un successo planetario - vedremo se duraturo o meno - come è successo per Of Monsters and Men, The Lumineers e Imagine Dragons, sia un precoce dimenticatoio.

2 comments:

Samuel said...

L'ho pensata anche io una cosa del genere, è proprio il caso di dire "folk is the new pop".
Si può dire la stessa cosa della musica trap in altri contesti.

zago said...

sì la trap music sta uscendo bene, ha avuto il boom mediatico con harlem shake dopo un paio di anni di underground.

Penso però che nella sua forma più pura non farà tanta strada, semmai contaminata con il pop da classifica... come è stato per il dubstep