Le classifiche ufficiali di vendita, per quanto in perenne evoluzione, spesso non dicono tutto sul reale successo di un album. Esistono troppi fattori che influiscono sulle classifiche di vendita distorcendo la visione complessiva della diffusione di un disco:
Fattori Naturali
La prima settimana di vendita, soprattutto per gli artisti già affermati, può coprire anche un 1/3 delle vendite totali a due anni di distanza. La prima settimana di vendita è quindi una metrica che non certifica tanto il successo dell'album attuale quanto invece quello dell'album precedente. O meglio, certifica il livello di attesa per un determinato disco e contemporaneamente certifica la dimensione della fanbase consolidata nel tempo. In questo mix di considerazioni emerge chiaramente un conflitto nell'equazione successo=vendite. Due esempi semplici e piuttosto recenti: si può affermare che l'album di maggiore successo in Italia del 2014 sia stato quello di Vasco Rossi? Difficile, nonostante sia stato abbondantemente il più venduto. O ancora, Endless River dei Pink Floyd ha avuto più successo di, ad esempio, Night Visions degli Imagine Dragons? Ovviamente no, nonostante abbia venduto quasi dieci volte tanto (in Italia).
Fattori Tecnici
La situazione attuale premia chiaramente gli album che riescono a raggiungere la grande distribuzione e le grandi catene, ovvero - mediamente - i dischi che escono via major.
Questo all'interno di un panorama in cui i - purtroppo pochi - negozi "indipendenti" rimasti stanno vivendo momenti di speranza grazie anche al ritorno del vinile. Negozi "indipendenti" spesso lasciati fuori dal campione GFK/FIMI (ad esempio a Bologna i principali record store non sono tracciati) e in cui generalmente gli album più venduti sono tutt'altri rispetto a quelli che vediamo in cima alla classifica ufficiale.
Per certi versi ancora più influente è l'assenza di rilevamenti sulle copie vendute duranti i concerti nei banchetti di merchandise. Questo aspetto (maggiormente diffuso in contesti "indie" che tra i big nei palazzetti) non è trascurabile in quanto esistono realtà che si fanno 100 date in un anno con - viste con i miei occhi - 50/100 copie vendute a tappa.
Fattori mediatici
Gli instore/firmacopie stanno sempre più diffondendosi, creando una ulteriore distorsione della realtà: se acquisti il disco puoi incontrare il tuo beniamino. Furbata cosmica, soprattutto considerato che questi eventi si svolgono - ovviamente - in store rilevati all'interno del campione. Il mercato - momentaneamente - ringrazia, il sistema culturale un po' meno (vedi anche questo articolo).
Dove guardare quindi? Difficile dirlo. Esistono comunque altre due realtà che meriterebbero un approfondimento
1) Streaming. Analizzando i dati di Spotify e confrontandoli con i dati di vendita si hanno tendenze interessanti per spunti di riflessione. Partendo dal presupposto che per forza di cose gli utenti di Spotify appartengono mediamente ad un target giovane e non rappresentativo della totalità della popolazione, il divario di plays degli album più venduti (generalmente da big affermati da anni) e gli album "indie" (o pseudo-tali) è molto inferiore rispetto alla forbice che si assiste nelle vendite. Qualche esempio, utilizzando per Spotify la media armonica dei plays delle tracce dell'album, escluso le due più ascoltate.
Vasco Rossi - Sono Innocente : circa 280.000 copie rilevate, Spotify AVG = 205.000
Jovanotti - Lorenzo 2015: circa 185.000 copie rilevate, Spotify AVG = 270.000
Marco Mengoni - Parole In Circolo: circa 140.000 copie rilevate, Spotify AVG = 600.000
Fedez - Pop-Hoolista: circa 140.000 copie rilevate, Spotify AVG = 655.000
J.Ax - Il Bello D'Esser Brutti: circa 120.000 copie rilevate, Spotify AVG = 650.000
Eros Ramazzotti - Perfetto: circa 50.000 copie rilevate, Spotify AVG = 130.000 (e in questo caso ci sono parecchi plays anche non italiani)
Insomma, album da una media di plays di un certo rilievo, ma non poi così tanto superiori (in alcuni casi anche inferiori) rispetto agli album "indie" di maggior successo, dischi da "appena" 7-12.000 copie rilevate nel campione GFK/FIMI ma caratterizzati da un numero di streaming importante e competitivo:
Lo Stato Sociale - L'Italia Peggiore : Spotify AVG = 155.000
Brunori SAS - Vol.3: Spotify AVG = 150.000
Le Luci Della Centrale Elettrica - Costellazioni : Spotify AVG = 115.000
Dente - Almanacco del giorno prima: Spotify AVG = 100.000
In poche parole album che vendono (all'interno del campione, sempre meglio specificarlo) un 10% rispetto ai bestsellers finiscono per essere ascoltati su Spotify un 40-50% dei bestsellers.
Questo non riguarda solamente gli album "indie" di maggior successo, ma - in proporzione - anche album che non entrano neppure nella top100 di FIMI, ad esempio quello che a mio avviso è al momento il miglior disco italiano del 2015, DIE di Iosonouncane che pur senza entrare nella classifica ufficiale ha uno Spotify AVG di circa 25.000 plays.
2) Concerti
Capita sempre più spesso di vedere festivalini "di nicchia" fare 5.000 persone o artisti indipendenti fare senza problemi 500/1000 persone a tappa e - contemporaneamente - palazzetti mezzi vuoti o avvenimenti simili per alcuni big effimeri (spesso ex-talent da una stagione) e via. Segno questo che qualcosa là fuori si muove, qualcosa che ovviamente non viene raccontato. Una eterogeneità di domanda e una eterogeneità di offerta, lontana dai riflettori di un sistema mediatico fallimentare.
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